Translate

venerdì 13 maggio 2011

Pasqua in Umbria


Ci siamo messi in viaggio ancora la sera del Giovedì Santo, subito dopo aver partecipato in Parrocchia alla celebrazione eucaristica con la lavanda dei piedi. In realtà con una prima tappa a Cremona, dove abbiamo sostato per la notte. Il mattino seguente, senza effettuare una levata troppo anticipata, abbiamo ripreso tranquillamente il nostro cammino in direzione di Assisi, dove era nostra intenzione trascorrere la Pasqua.

Temevo d’incontrare sulle strade un traffico inteso e quindi mi ero preparato spiritualmente a sopportare qualche coda o rallentamento di sorta. In verità, tranne un prevedibile fermo di breve durata nell’interland bolognese, il tragitto è fluito in maniera del tutto scorrevole e non ho dovuto forzare l’andatura per arrivare a destinazione per l’ora di pranzo.

Appena preso possesso della camera d’albergo, mi sono messo in contatto telefonico con l’amico Roberto, il commilitone che non rivedevo dal giorno del congedo avvenuto nel febbraio del 1984. Quel pomeriggio era nostra intenzione riposarci un poco e partecipare poi alle celebrazioni del Venerdì Santo, ma l’indomani, se a lui stava bene, ci saremmo potuti vedere e lasciarci condurre dove desiderava, visto che non avevamo preferenze sui luoghi da visitare.

L’indomani mattina, dopo una lunga dormita ristoratrice in cui Maria Luisa è riuscita ad avere la meglio sulla febbre per il raffreddore portato da casa, siamo andati incontro all’amico. Devo confessare che ci siamo fatti attendere un poco, sia per la lenta colazione e sia per la mia imperizia di quei luoghi non coadiuvata da un navigatore satellitare. Vista la nostra titubanza, Roberto è salito in macchina per incontrarci a metà strada, in uno dei tanti svincoli della super strada che da Perugia porta a Roma.

Ci siamo rivisti, dopo così tanto tempo, in quel luogo per me fuori mano, in cui ero giunto guidando in maniera alquanto impacciata, quasi che la concitazione del momento mi avesse tolto lucidità e prontezza nei riflessi. L’affabilità di mia moglie è però servita a stemperare l’emozione del momento favorendo in me un atteggiamento più tranquillo e sereno. Dopo una breve chiacchierata, siamo risaliti in auto per tornare al paese di Roberto dove lui ha avuto modo di presentarci i genitori. La madre ci ha fatto assaggiare la sua torta salata accompagnandola con salumi.

Prima di andarcene, la mamma di Roberto ci ha donato con orgoglio una copia del diario di guerra di suo padre, fatto pubblicare di recente. Durante il viaggio di ritorno, Maria Luisa ebbe poi modo di leggerlo dall’inizio alla fine per me a voce alta. I ricordi di guerra del nonno dell’ amico sono stati una piacevole compagnia ed hanno reso più sopportabili i lunghi rallentamenti del rientro.

Ma torniamo al Sabato di Pasqua. Dopo una rapida visita al paese di Roberto, ricco di scorci e vedute caratteristiche, fra torri e vicoli del borgo, siamo andati a pranzo insieme. Prima di sederci a tavola ho voluto chiamare al telefono anche il commilitone Giancarlo per riunirci, almeno virtualmente. E’ stato bello scambiarci gli auguri e comunicare le sensazioni del nostro incontro a tre.

Causa seconda colazione effettuata a casa di Roberto, l’appetito non era eccessivo. Nonostante questo, siamo riusciti ugualmente ad assaggiare qualcosa di particolare e tipico di quei luoghi. Al termine del pranzo, nonostante la mia insistenza, non sono riuscito a saldare il conto. Roberto mi ha completamente disarmato dicendo che in quel posto si trovava fra amici e non sarei di certo riuscito a pagare, neanche volendo.

La giornata non era delle migliori, meteorologicamente parlando. Sotto un cielo completamente coperto di grigio, che a tratti lasciava andare qualche goccia d’acqua, ci siamo diretti nel pomeriggio verso Todi. Abbiamo percorso una strada dell’entroterra che ci ha permesso di gustare in pienezza il caratteristico paesaggio umbro. Roberto si è generosamente prodigato per noi, facendoci da guida fino al tardo pomeriggio. Ritornati poi in albergo ad Assisi, nello scendere dall’auto, mi sono accorto di avere ancora a bordo il suo ombrello.

L’ho subito richiamato al telefono ed informato della cosa. Mi ha risposto che non dovevo preoccuparmi perché tanto l’ombrello non valeva la pena del viaggio che avrei dovuto fare per riportarglielo. Potevo tenermelo come pegno, affinché venisse lui a trovarci. Il giorno di Pasqua però mi sono svegliato con una sensazione di disagio per non essere riuscito ad offrire nulla all’amico, neppure le bibite al bar che ci siamo prese poco prima di riaccompagnarlo a casa.

Allora gli ho telefonato e gli ho detto che, con un cambio di programma, l’indomani saremmo ripassati dalle sue parti, proseguendo poi per Orvieto dove Maria Luisa non era mai stata. Gli ho anche detto che lui, se ne avrà voglia, verrà a trovarci per amicizia e non per riprendersi il suo ombrello. Così come per amicizia, e non solo per riportare qualcosa che era suo, noi siamo tornati da lui il lunedì di Pasqua. Un ultimo abbraccio e qualche fotografia in compagnia anche della sempre sorridente madre. Nel congedarci, ho rinnovato l’invito di venirci a trovare, quando avrà modo di passare dalle nostre parti, e concedermi così di ricambiare la sua generosa ospitalità.

Ancora oggi, Maria Luisa ed io fatichiamo a scrollarci di dosso le piacevoli sensazioni di serenità e di pace di cui abbiamo fatto esperienza in questa breve vacanza.

Nessun commento: