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sabato 26 marzo 2016

Una singola nota

Anche se in un certo periodo della mia vita ho preso parte a più riprese come componente di un gruppo corale, in realtà non ho mai avuto una particolare attitudine per il canto e la musica in generale. C'è bisogno di andare indietro nel tempo di alcuni decenni per risalire al momento in cui ho appreso che il volume di un suono può essere sostanzialmente suddiviso in quattro parti: attack, decay, sustain e release così come raffigurato nell'immagine che accompagna il post.

Ieri sera, assieme alla consorte, ho partecipato alla celebrazione del venerdì santo in parrocchia dove i giovani e gli adolescenti avevano preparato per noi una singolare via crucis costituita da vari spunti di meditazione lungo il percorso virtuale delle varie stazioni. Ed appunto in uno di questi momenti si diceva che se non ci fosse la nota, neppure ci sarebbe la sinfonia, se non ci fosse la goccia non ci sarebbe l'oceano.

Son frasi che, magari in altra forma, abbiamo già sentito tutti almeno una volta. Ci vien difficile lasciarci paragonare ad un minuscolo agglomerato di molecole d'acqua, ma se ci pensiamo bene, cosa sono cent'anni della nostra vita rapportati agli oltre quindici miliardi di anni di età dell'universo? Cosa siamo noi se non insignificante pulviscolo disperso in un angolo dello spazio sterminato fra una galassia e l'altra?

Questa consapevolezza dovrebbe ridimensionare non poco i nostri sogni di gloria che possono apparire ben poca cosa da un altro punto di osservazione.

La nostra vita, tutto sommato, non fa altro che assumere l'andamento del grafico mostrato nell'immagine d'esordio. Abbiamo un'ascesa, rapida, progressiva, ma poi è tutto un lungo decadimento. Quando finalmente abbiamo imparato a vivere, sembra che il tempo non ci basti mai e che ne resti davvero troppo poco per realizzare ciò che la nostra fervida immaginazione ci fa sognare ad occhi aperti.

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