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domenica 27 maggio 2012

Profumo

Come tutti gli orientali, Israele faceva gran uso di profumi: la Bibbia ne nomina almeno una trentina. I patriarchi ne offrirono a Giuseppe; Salomone ed Ezechia ne monopolizzarono il mercato. Il profumo era necessario all'esistenza quanto il bere e il mangiare. Il suo significato è duplice: nella vita sociale manifesta la gioia o esprime l'intimità degli esseri; nella liturgia simboleggia l'offerta e la lode.

Profumo e vita sociale. Profumarsi significa estrinsecare la propria gioia di vivere. Significa inoltre agghindarsi di un ulteriore elemento di bellezza: lo fanno gli invitati al momento del banchetto e gli amanti al momento dell'unione fisica. Profumare la testa dell'ospite, significa esprimergli la gioia che si prova nel riceverlo e trascurare questo gesto è una scorrettezza. Nel lutto, invece, si sopprimono questi segni di gioia. Tuttavia, i discepoli di Cristo, quando digiunano, devono continuare a profumarsi, per non esibire la propria penitenza e non offuscare con la tristezza l'autentica gioia cristiana.
    Il profumo può avere a volte una funzione ancora più intima: quella di trasporre la presenza fisica di un essere in un modo più sottile e penetrante. E' vibrazione silenziosa con la quale un essere esala la propria essenza e lascia percepire il mormorio della sua vita recondita. Perciò Ester e Giuditta, per penetrare più facilmente fino al cuore di quelli che vogliono sedurre, si ungevano di olio e di mirra. L'odore di frumento che emanano gli abiti di Giacobbe rivela la benedizione di Dio effusa su di lui; la sposa del Cantico assimila la presenza del diletto al "nardo", a un "sacchetto di mirra" o a degli "unguenti", mentre lo sposo la chiama "mia mirra, mio balsamo".

Profumo e liturgia. Il culto degli antichi faceva largo uso di profumi, come simbolo di offerta; Israele ha ripreso quest'usanza. La liturgia del tempio conosce un "altare dei profumi", degli incensieri, dei vasetti per incenso; un sacrificio di profumo viene compiuto ogni mattina e ogni sera in gioiosa adorazione. Il profumo dell'incenso che sale in volute di fumo sta ad indicare così la lode rivolta alla divinità; far bruciare dell'incenso equivale ad adorare, placare Dio.
    Ora, non vi può essere che un solo culto: quello del vero Dio. L'incenso e il suo profumo finiscono quindi per designare il culto perfetto, il sacrificio incruento, che tutte le nazioni renderanno a Dio nei tempi escatologici. Questo culto perfetto è stato realizzato da Cristo: egli si è offerto "a Dio in sacrificio di gradevole odore", cioè la sua vita si è consumata in offerta d'amore gradita a Dio.
Il cristiano, a sua volta, unto di Cristo al battesimo mediante il segno del crisma, miscela di profumi pregiati, deve effondere "il buon odore di Cristo", impregnando anche la più piccola delle sue azioni di questo spirito di offerta.
G. BECQUET

XAVIER LEON-DUFOUR
DIZIONARIO DI TEOLOGIA BIBLICA
MARIETTI


Nel 1233 a Bologna all’apertura della tomba di san Domenico i presenti furono avvolti da un intenso e soavissimo profumo, nonostante che il corpo di Domenico fosse ridotto alle sole ossa. Quel profumo, diverso per natura e intensità da ogni altro profumo, rimase a lungo nella fossa, sulle mani e sugli oggetti venuti a contatto con le reliquie del santo e si avvertì ripetutamente per oltre un anno nella Chiesa.

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