Translate

sabato 3 dicembre 2011

Il Natale che vorrei

Quand'ero ragazzino, come tanti miei coetanei, amavo leggere i fumetti.

Un giorno mi sono imbattuto in un breve racconto ambientato nel deserto del Sahara. Due beduini, sotto il sole cocente, per passatempo decidono di giocarsi quanto hanno di più caro: un po' della loro acqua. Il primo dice all'altro: "Vuoi scommettere una goccia d'acqua che riesco a spostare quel grosso sasso laggiù?". Il secondo accetta, ma perde perché l'amico riesce nell'impresa. Intinge quindi il dito nella propria fiaschetta e lascia poi cadere una goccia d'acqua in quella dell'amico.

Il primo beduino rilancia e dice ancora: "Vuoi scommettere due gocce d'acqua che riesco a spostare anche quel masso ancora più grosso?". L'altro acconsente nuovamente. Seppure a gran fatica, il primo riesce a smuovere il masso come si era riproposto. Quindi nuovamente lo stesso rito per trasferire ora due gocce d'acqua dalla fiaschetta di uno in quella dell'altro.

Il secondo beduino, preso da brama di rivincita, si fa avanti con intraprendenza e dice al primo: "Scommetti tre gocce d'acqua che riesco a spostare quell'enorme macigno laggiù, ben più grosso dei due che hai spostato tu?". Il primo accetta ed ha così inizio la sfida. Il secondo beduino sembra non riuscire nell'impresa, ma alla fine, con grande sforzo, riesce a spostare il pietrone spingendo di schiena. Ora è a lui che, con l'intinzione del dito, devono essere versate nella fiaschetta di pelle tre gocce d'acqua.

I due riflettono un po' e poi convengono sconsolati di aver faticato tanto per nulla.

I movimenti di capitali in questi tempi di profonda crisi economica mi sembrano ricordare tanto le inutili fatiche dei due beduini protagonisti del fumetto letto molti anni fa: un grande affanno per un effimero guadagno.

Le soluzioni che si vorrebbero attuare per rimettere in funzione il sistema produttivo sembrano ormai tentativi vani. Chi ha accumulato ingenti quantità di denaro, in teoria, sembrerebbe disposto a cedere qualcosa per far ripartire il meccanismo che s'è inceppato. Come se poi la crescita ed i consumi potessero salire nuovamente in alto e correre ancora con gli stessi ritmi vertiginosi del passato. Son pie illusioni e questo resterà vero, almeno per un po', soltanto per i mercati cosiddetti emergenti. Successivamente anche loro si troveranno a dover fronteggiare gli stessi problemi che noi tutti stiamo già patendo oggi.

Se tornassi piccino, con la voglia di scrivere a Gesù Bambino, prenderei carta e penna e gli direi di non venire quest'anno da noi. Continuando a scrivere, aggiungerei che Lo stiamo aspettando ogni anno ed ogni volta, di nuovo, ci sembra di tornare un poco più buoni o, almeno, c'impegnamo per esserlo.

Ma il lieto annuncio che Tu ci hai portato un giorno, ora non fa più al caso nostro. Quello che ci hai detto, va bene solo se siamo in tanti ad accoglierlo. Se restiamo in pochi, sono sicuro che a Te non importa, ma non funziona così bene per tutti.

Caro Gesù Bambino, fa che gli uomini tornino ad essere un po' più intelligenti e lungimiranti, così come tu li hai creati.

Ecco, questo è il Natale che vorrei. Non solo i pastori e gli angeli a cantare "Gloria nell'alto dei Cieli", ma anche tutto il resto del paese.


Nessun commento: