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giovedì 8 novembre 2007

Non solo soldi

L'ho rifatto. E' la seconda volta che chiedo un permesso aziendale per scrivere sul blog in orario di lavoro.

Ieri sera sono stato nuovamente a cena con i miei compagni di classe. Questa volta c'era anche don Felice Bontempi rientrato in Italia per un lungo periodo di vacanza e quindi non potevo mancare. Qualche attento lettore si ricorderà di lui per averne parlato in un precedente post (http://piccola-anima.blogspot.com/2007/03/sui-passi-di-pollicino.html) in cui illustravo l'iniziativa che ha portato alcuni dei miei compagni a costituirsi in associazione e fondare una ONLUS. Il progetto, nato in collaborazione con don Felice, sta andando avanti e su http://www.suipassidipollicino.it potete leggere altre informazioni e vedere alcune immagini.

Quasi per caso, (anche se nulla accade per caso, come ho imparato bene in questi ultimi tempi) mi sono trovato a sedere proprio accanto a don Felice. Avrei voluto cedere il posto ad altri amici che lo conoscono meglio, ma lui ha insistito perché restassi dov'ero. Fra un boccone di pizza e l'altro ho quindi avuto la possibilità di ascoltare alcune delle iniziative in cui si è trovato coinvolto in Brasile dove svolge il suo lavoro di missionario da ormai più di trent'anni.

Nelle zone rurali del Brasile i bambini non venivano mandati a scuola. Don Felice era in possesso di un camioncino e quindi ha scelto una delle tante comunità e per un paio d'anni si è preso la briga di portare a studiare un gruppo di ragazzi. Al termine di questo periodo ha comunicato che non avrebbe più continuato in questa attività di scuolabus. In seguito alle proteste dei genitori il sindaco del paese è riuscito a convincere don Felice a prolungare il servizio per un altro anno. Poi l'amministrazione pubblica si è dotata di mezzi propri ed ha continuato questo servizio. Negli anni successivi anche altre comunità, che non volevano essere da meno, hanno chiesto ed ottenuto dalle loro amministrazioni comunali lo stesso servizio.

Un'altra fetta di pizza e poi la narrazione prosegue con un altro racconto. Avendo visto i contadini svolgere il lavoro muniti di semplici zappe, decise di scrivere a diverse persone influenti per ottenere i finanziamenti per acquistare un trattore. Fra queste persone rispose solo Giulio Andreotti che tramite l'ambasciatore disse che potevano andare dove volevano a comperare il trattore e lui avrebbe provveduto a pagarlo. E così è stato. Giulio Andreotti scrisse anche che sarebbe andato a trovare don Felice, ma poi in seguito fu costretto a rinunciare per subentrati impegni di governo. Il trattore avuto in dono e messo a disposizione dei contadini per arare meglio i loro terreni fece nascere il desiderio di acquistarne altri da parte delle amministrazioni comunali. In seguito quasi tutti i paesi vicini ne avevano un paio da dare in uso ai coltivatori a prezzi di favore.

Per essere maggiormente incisivo don Felice si era buttato anche in politica, ma poi con l'uccisione del suo segretario e l'arresto di altri collaboratori è stato costretto a rinunciare. Decise allora di finanziare gli studi di alcuni bambini dicendo che il loro obiettivo sarebbe stato quello di vincere le elezioni nel 2015. Tanti di questi ragazzi sono ormai diventati adulti, si sono laureati e già oggi hanno vinto le elezioni e stanno cambiano le cose dal di dentro.

Mentre la pizza sta per finire rivolge a tanti di noi l'invito di andarlo a trovare. Ci dice di pensare solo al costo del viaggio, ma una volta là saremo suoi ospiti graditissimi, come lo è stato Luciano, il carabiniere, uno dei soci fondatori della ONLUS.

Gli accenno alle mie adozioni a distanza e gli dico che è bello andare a vedere, ma forse si dovrebbe rinunciare e mandare i soldi del viaggio per aiutare ancora di più. Con mia sorpresa dissente e dice che non è tanto importante il denaro, ma conoscere ed operare un interscambio. Mi sento punto sul vivo. Appena arrivato all'incontro avevo consegnato a don Felice una busta con un po' di soldi, come viatico per la sua missione.

Sento che ha ragione. Faccio un'offerta, magari anche generosa, ma il mio cuore è distante. In questo mondo sedicente globale ed interconnesso non conosco proprio nulla di questi miei fratelli brasiliani. Ho la pretesa di dare a loro, quando loro invece potrebbero restituirmi molto di più in cose che non si consumano.

Sopra di noi i politici si dibattono inutilmente in demagogiche questioni relative all'espulsione di cittadini stranieri e così prendono fiato incapaci di far fronte ai veri problemi del nostro paese. Nulla si sa di quanto avviene fuori dai nostri confini. Don Felice mi ha raccontato anche di una quindicina di ospedali che sono stati costruiti in Brasile finanziati dai bresciani. Mi parla di tante altre iniziative che con il governo presieduto da Silvio Berlusconi si son viste mancare dall'oggi al domani i fondi necessari per essere portate avanti. Ora il governo Prodi vorrebbe rivedere questa cosa, ma la destra preme sostenendo che i soldi devono restare in Italia. Un ragionamento molto miope. Ed intanto la gente va per un'altra strada e non fa nulla. Chi da noi ha voglia di far studiare i bambini perché un domani siano la nostra nuova classe dirigente?

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