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sabato 11 marzo 2006

Averne il diritto

La visita settimanale all'ipermercato è sovente spunto di riflessioni ed interrogativi.

Come già detto mi ci reco il sabato mattino proprio all'orario d'apertura. Quello che non sapete è che da un po' di volte in qua, approfittando dell'ora, parcheggio l'auto nel sotterraneo e la pongo vicino ai carrelli. Ma nel fare ciò la sistemo di proposito a cavallo di due piazzole in modo che poi mi resti spazio per caricare agevolmente le cose in macchina. Lo sapevo di non fare una cosa politicamente corretta e mi aspettavo di trovare da un momento all'altro sul parabrezza uno di quei noti biglietti che dice più o meno: Se parcheggi così, non ti lamentare di essere cornuto (per la verità ne girano anche altri più volgari).
Questa mattina ho avuto il mio. Stavo quasi per ripartire e vedo sul lato passeggero, sotto il tergicristallo, un foglietto. Scendo e lo tolgo. C'era scritto: Questa è la seconda volta che parcheggi in questo modo. Impara a parcheggiare. Grazie.
D'istinto mi verrebbe di scrivere una replica e lasciarla da qualche parte. Poi penso che magari la vedrebbero tutti tranne l'interessato. Avrò modo la prossima settimana di mettere una scritta sulla mia auto che dice: A quest'ora il posto non ti manca. Porta pazienza, grazie.

Il punto però è un altro. Ho il diritto di occupare due piazzole anche se in quell'orario di posto ne avanza parecchio? Probabilmente no perché anche ad altri farebbe piacere mettere l'auto a fianco della mia. E se avessi scelto un posto più defilato la cosa avrebbe infastidito meno oppure mi sono scontrato con la suscettibilità di chi vuole tutte le cose al posto giusto e quindi anche ogni auto in ogni piazzola?

Ieri in ufficio ho avuto quello che definirei un attacco di ordinaria follia. Se usate la posta elettronica capiterà spesso anche a voi di ricevere mail indesiderate: spam. Qualche tempo fa avevo ricevuto un messaggio pubblicitario da una ditta che realizza prodotti che possono fare al caso nostro. Non interessato alla newsletter peraltro non richiesta, ho eseguito la procedura per farmi rimuovere dall'elenco.
Complice lo stress dovuto al carico di lavoro, ma soprattutto alle numerose ore di sonno perso nell'ultimo periodo, all'ennesima mail ho replicato rimandando indietro un numero notevole di copie della mail stessa sia al mittente ma anche a vari altri indirizzi recuperati nella pagina dei contatti dell'azienda in questione.

Non è passato neanche un quarto d'ora che un collega mi chiama al telefono dicendomi che una persona di quella ditta vuole parlare proprio con me. Lascio detto di rispondere che non ho tempo.

Mi rendo conto della mascalzonata e codardia per non aver neanche voluto interloquire facendomi negare al telefono.

Avevo il diritto di reagire a quel modo rispedendo la missiva al mittente decuplicata per rappresaglia?

Mi rendo conto quanto sia facile perdere le staffe se le circostanze non sono favorevoli e ci si trova continuamente vessati per altri motivi.

A chi ti pesta i calli è giusto rispondere: per favore puoi scendere dal mio piede oppure è lecito scrollarselo di dosso con uno spintone? E questo cosa c'entra? Forse c'entra.

Sono sempre stato un sostenitore del porgere l'altra guancia, ma ultimamente non mi vedo per niente disponibile in questo senso.

L'aiuto non mi può venire dall'esterno. Sono io che devo guardarmi dentro e recuperare equilibrio e tolleranza. Rodersi il fegato e sbottare d'ira può essere uno sfogo comprensibile, ma si può fare di meglio.

Non so se ho il diritto di essere come sono. Certamente ho il dovere di essere migliore.

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