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sabato 26 dicembre 2015

Va dove ti porta la cyclette

Nei giorni scorsi avevo chiesto a Maria Luisa di comperare una gallina da fare bollita e che poi avrei preparato coi pinoli e l'uvetta passa, così come l'avevo assaggiata in antipasto alla cena aziendale settimana scorsa. Al supermercato, dove solitamente si reca per le compere familiari, mia moglie è riuscita a scovare un esemplare dalle carni non troppo flaccide come è smaccatamente usuale trovare fra i polli d'allevamento. Dopo svariate ore di cottura abbiamo ricavato un brodo gustoso e delicato dal vago sapore di una volta, in cui volentieri oggi a pranzo abbiamo annegato dei tortellini di carne. Li ho degustati con solenne piacere in questa festività del protomartire in cui si dovrebbe fare qualche timido tentativo di rimettere ordine al bilancio energetico e all'apporto calorico del proprio corpo.

Ma l'attenzione a tavola e la dieta non bastano perché per me è veramente difficile non cedere alle lusinghe delle varie portate e all'ammiccante invito di succulenti piatti che in queste giornate ci si concede un po' troppo facilmente facendo festa ed indugiando a tavola in compagnia delle persone care. E così nell'ultimo periodo ho voluto mettermi d'impegno e con una certa determinazione sto cercando di fare un po' più di moto per la salute del corpo. A scanso d'equivoci avviso subito che non mi vedrete in giro per il mondo indossando attillate tutine, né zompettare goffamente percorrendo una pista ciclabile di periferia o lungo gli argini del maestoso fiume.

Qualche anno fa regalammo a nonna Carla una cyclette con l'augurio che potesse servirle per effettuare qualche pedalata e tenere in movimento le doloranti gambe. Ora che per lei è diventato problematico perfino montarvi in sella, la bici da camera è migrata nel nostro salotto, dove ogni tanto riesco a rimuoverle la povere dai pedali. Disporla davanti alla TV è stata la chiave di volta che ha permesso di sorreggere tutti i miei buoni propositi di un maggiore impegno in questo senso.

Terminata la cena, comincio mollemente ad inanellare le prime pedalata mentre col telecomando sfoglio fugacemente le pagine del Televideo per mettermi al passo con gli avvenimenti della giornata. La nostra non è una cyclette che consenta di tenere in esercizio anche gli arti superiori e così sopperisco autonomamente con qualche movimento delle braccia e torsione del busto evocando quanto si faceva nelle ore di educazione fisica a scuola. Ogni tanto però butto l'occhio sul display per avere un ragguaglio riguardo alla velocità media tenuta, ai chilometri percorsi oppure alla frequenza del battito cardiaco. Il medico di lavoro mi ha detto che posso spingermi senza timore fino a 120 battiti al minuto. Ma il dato a cui sono più interessato è il numero delle calorie ipoteticamente smaltite. Il target personale si attesta preferibilmente intorno a quota 250, che raggiungo talvolta in tre quarti d'ora abbondanti di pedalata.

Ieri sera, facendo zapping a rotazione fra i vari canali che solitamente scorro, non riuscivo a trovare nulla di sufficientemente carino da rendermi piacevole il continuare a restare in sella. Mi sono allora spinto a cercare anche fra le stazioni che di solito snobbo e così mi sono imbattuto ne "Il favoloso mondo di Amélie", che ho rivisto quasi con lo stesso immutato piacere della prima volta. Quando era uscito il film, avevo letto la recensione che parlava del grande gradimento di pubblico avuto in Francia; pertanto una sera sono andato a vederlo coi ragazzi alla multisala. Lo trovavo spassoso e divertente soprattutto per le numerose immagini che davano corpo ai pensieri ed alle fantasie della protagonista che aveva assunto come missione propria quella di dedicare il suo tempo a "rimettere a posto le cose" che non vanno nelle vite di chi le sta vicino. Alla fine anche Amélie riuscirà ad essere felice avendo aiutato i suoi cari e trovando lei stessa l'amore.

E mentre finisco di scrivere queste parole, quasi mi sorprendo nel constatare ancora una volta come a me sia successa praticamente la stessa cosa. Giorno dopo giorno cercavo di prendermi cura dei ragazzi, viziandoli con divertimenti e svaghi in quantità decisamente superiore alla media di quello che avevamo dispensato loro negli anni precedenti, quando ancora potevano godere dell'affetto di una madre. E pian piano la vita andava ricucendo quella trama di occasioni e possibilità che hanno avuto poi compimento con l'incontro di Maria Luisa.