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sabato 25 giugno 2016

Abbastanza

Vedo da lontano una luce accesa che trapela dalle finestre di una grande casa tutta bianca. E' notte fonda. In quelle stanze scorgo la sagoma di una persona che ha un grande rumore nella testa e, tutta sola, va avanti e indietro senza prender sonno. Fuori la gente sembra dormire serena e tutte le luci sono spente. Quell'uomo è Barack Obama che sul finire del suo mandato, nella completa incertezza di chi raccoglierà il suo testimone, si domanda se ha fatto abbastanza per l'America e per il destino dell'umanità che da essa fortemente dipende.

Vedo da lontano il debole bagliore che fuoriesce dalla grande vetrata di un palazzo nel centro della città. E' l'alba ormai. In quegli ampi spazi rammodernati s'intravede una sagoma femminile in tailleur che repentinamente prende posto alla scrivania e, con teutonica efficienza, provvede al disbrigo di alcune urgenti pratiche. Quella donna è Angela Merkel, che nel pieno vigore scaturito dalle responsabilità assunte col proprio mandato, si distrae un attimo per un uccellino che è venuto a sbattere il becco sul vetro della sua finestra e si domanda se ha fatto abbastanza per tenere unita questa vecchia Europa da cui pare ora che tutti voglian scappare verso un sogno di libertà.

Vedo da lontano il tremulo chiarore che filtra dall'intreccio di canne della capanna di uno sperduto villaggio. E' quasi sera ormai. Una lunga ombra si muove nella direzione di quel modesto rifugio e precede la persona che la proietta sul duro suolo. Per tutta la giornata ha lavorato sotto il sole cocente con i piedi e le mani immerse nell'acqua per mondare il riso. Quella persona non è nessuno e non ha un nome che si faccia ricordare. Mentre ritorna là dove potrà trovare ristoro e riposo, alza un attimo lo sguardo in direzione della prima stella che accende la notte e dentro di sé si domanda se ha fatto abbastanza per suo figlio e per quell'altro che ancora si porta in grembo.