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venerdì 2 maggio 2014

Lettera del primo maggio

Caro amico,

l'idea era quella di trascorrere a letto buona parte della mattinata del primo maggio per recuperare un poco le fatiche della recente gita in Toscana. Laggiù, nonostante il tempo non sia stato favorevolissimo, abbiamo visto un sacco di cose belle, ma abbiamo camminato tanto e dormito meno del solito per sfruttare al massimo i tre giorni di vacanza che avevamo a disposizione.

Ieri però, grazie a circostanze che ora mi sembra ozioso precisare, invece di rimanere a riposare a lungo come programmato, ci siamo messi in viaggio per una gita fuori porta. Devi sapere che Maria Luisa oggi lavora e quindi non si è potuto sfruttare questo bel ponte d'inizio maggio.

La mattinata si preannunciava caratterizzata da un buon sole e, con il conforto degli addetti alle previsioni meteo, si sarebbe mantenuta tale anche per il resto della giornata. Muovendoci da Cremona, abbiamo scelto come meta del nostro breve tragitto la cittadina di Crema che non ho mai avuto occasione di visitare, ma soltanto sfiorare qualche anno fa quando siamo andati in visita a Pavia giusto un altro primo di maggio.

Dopo una sosta fugace per una breve visita al Santuario della Beata Vergine della Misericordia posto ai margini di Castelleone, siamo giunti in terra cremasca. Nonostante il giorno di festa non è stato difficile trovare un posto dove parcheggiare a due passi dal centro.

Mia moglie veniva da queste parti i primi anni dopo la laurea per insegnare e quindi un po' conosce le geometrie di queste vie anche se non si vanta di avere un senso dell'orientamento preciso e puntuale e quindi spesso lascia a me la decisione della direzione di marcia da prendere.

Dopo aver attraversato un tranquillo ed anonimo vicoletto, giungiamo ad intersecare una strada pedonale decisamente più frequentata e che conduce direttamente al Duomo. Non avevo ancora fatto colazione e quindi accetto di buon grado l'invito della consorte di fermarci a bere un aperitivo o un caffè.

Vada per l'analcolico. Ci sediamo attorno ad un tavolino posto all'esterno del primo bar che fa al caso nostro ed ordiniamo. L'attesa si protrae di qualche minuto oltre il tempo da noi stimato per essere serviti, ma poi vedendo che assieme al bere ci sono anche diverse ciotole con stuzzichini di ogni genere capiamo il motivo del delay.

Mentre me ne sto tranquillamente seduto a sgranocchiare salatini e sorseggiare il mio Crodino, mi scorre alle spalle una signora che con fare insistente mi interpella e chiede qualcosa giustificandosi con il fatto che non lavora da dieci mesi. Non so cosa replicare. Mi pare ingiusto respingerla mentre me la godo beatamente a tavola ed allora estraggo una banconota da 5 euro dal portafogli, giusto perché non porto moneta al seguito e non voglio coinvolgere Maria Luisa in quella che è una mia iniziativa.

Lustrato per bene il fondo delle scodelline che il barista ci aveva portato, ci rimettiamo in marcia per guadagnare con poco sforzo la piazza antistante il Duomo di Crema. C'è un viavai frenetico e disordinato di persone. Un mucchio di famiglie ed altrettante carrozzine di bambini, ma evidentemente noi soltanto sembriamo turisti così da venir abilmente intercettati da uno sconosciuto proprio sul portone della Cattedrale di Santa Maria Assunta la cui facciata mi ricorda in meglio la chiesa di Sant'Agostino in Cremona dove ci siamo sposati.

L'estemporaneo cicerone non trova il mio favore e strattono così un po' Maria Luisa che sembra invece interessata alla storia del crocifisso che quel tale ci va raccontando. Mi sembra di vivere anch'io la medesima scena che è toccata al collega Davide ed alla fidanzata in visita alla parte alta di Bergamo dove, visto il loro interesse per la meridiana posta all'esterno della chiesa, un tale pretestuosamente rivolgeva loro la parola e forniva spiegazioni non richieste su questioni astronomiche che ad un novello ingegnere potevano apparire non così precise e puntuali come invece ad uno sprovveduto qualsiasi.

Nel raccontare questa cosa alla consorte lei bonariamente mi rimprovera dicendo che il tipo all'ingresso non ci aveva chiesto nulla. Un po' scortese le ribatto che ci ha rubato un po' del nostro tempo che è cosa ben più preziosa di un po' di danaro.

Terminata la visita della cattedrale e fuoriusciti da una porta laterale per evitare d'imbatterci nuovamente nell'insistente persona di prima, ci siamo mossi a caso sotto il porticato di uno dei palazzi adiacenti. Mi sembrava di non aver imboccato la direzione giusta ed allora vorrei fare dietro front proprio nel momento in cui vengo raggiunto da un alto ragazzo di colore ben vestito con abbigliamento sportivo.

Stende la mano e mi chiede qualcosa per mangiare. Dopo un istante di titubanza, estraggo il portafogli e do anche a lui una banconota da 5 euro. Non mi sono allontanato dal ragazzo che di pochi metri che subito vengo abbordato da un anziano signore che pur non proferendo parola alcuna, ma soltanto versi e balbettii, mi scuce di tasca anche l'ultima banconota da 5 euro.

Egoisticamente ho pensato fra me e me: speriamo di non incontrarne altri perché non sono sicuro che passerei volentieri alle banconote da 20. In seguito con Maria Luisa ho discusso un po' su questi episodi. Lei vorrebbe invitarmi ad avere un atteggiamento più critico nei confronti di queste persone perché non possiamo essere generosi con tutti. E poi chissà se ne hanno veramente bisogno?

Amico mio, lo so che fra i tanti ce ne saranno anche molti che approfittano della mia dabbenaggine come di quella di tanti altri. Ma a me non importa. Come potrei restarmene indifferente verso chi stende la mano? Sentiamo spesso in TV l'invito fatto ai politici per azioni che comportino una migliore ridistribuzione sociale delle risorse. Chi ha avuto di più ora deve pagare di più perché non si può continuare a sottrarre al povero e all'indigente.

Non lo so se ciò avverrà. Credo che dovrà ancora partire dal basso l'azione per una maggiore giustizia e condivisione di beni e non imporla per decreto legge. Ma questa cosa di una società più eguale è pura utopia ed abbiamo ben visto nei decenni passati il fallimento del cosiddetto socialismo reale.

No, caro amico, non è di questo che intendevo parlarti. Non di generosità filantropica, ma di condivisione dei nostri beni, senza che questo diventi necessariamente la missione della nostra vita, bensì un atteggiamento di disponibilità del cuore là dove ci venga richiesto.

Tornando in serata a discorrere ancora un po' su questo argomento con mia moglie, le ho detto che mi piacerebbe un giorno poter dire: ma Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare?

Amico mio, questa lunga chiacchierata con un resoconto un poco sgangherato del nostro primo maggio si conclude qui. Lo so che avrei fatto bene a tenermi dentro queste cose, ma le ho volute confidare a te perché so che sei un lettore attento e discreto e non andrai in piazza a sbandierare fatti privati che meritano e vogliono restare privati. Una cosa soltanto ti chiedo. Se puoi, fai altrettanto. Vedrai, ti piacerà.

Con l'immensa stima di sempre.
La tua piccola anima.