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lunedì 26 settembre 2011

Contro natura

Ogni volta che imbocco la tangenziale sud di Brescia per recarmi al lavoro, non posso fare a meno di notare in controluce una piccola pianticella che si fa largo tra le lamiere del guardrail posto alla sinistra del mio senso di marcia. Evidentemente l'abbondante cemento ed i vari strati di asfalto non hanno impedito al seme di germogliare ed alimentare la pianticella che ora spicca rigogliosa ben oltre il metro di altezza. A giudicare dalle foglie potrebbe trattarsi di una piccola robinia (almeno così mi pare). Più avanti si può scorgere un'altra giovane pianta che contende lo spazio alle ancora lucenti lamiere: forse in questo caso si tratta di un piccolo pioppo.

A questa vista, è stato quasi naturale ricordare che anche sul nostro tetto di casa, a ridosso della grondaia, vi è una specie di giardino pensile. Esso è cresciuto spontaneamente nel guano lasciato dai piccioni che vengono a trovare riparo dalle piogge battenti oppure dalla calura estiva. Un giorno mi sono sporto dalla finestra della veranda per cercare di rimuovere con una zappa quella specie di zolla erbosa. Con una certa meraviglia ho notato che gli escrementi dei volatili si erano trasformati in terriccio di buona qualità. Ce n'era in abbondanza tale da riempire per intero un secchio che ho poi vuotato in giardino sotto ad un pino.

In altre circostanze m'è capitato di notare che anche sulla sommità di certi campanili è riuscito ad attecchire un alberello che ha raggiunto dimensioni ragguardevoli considerando l'insolita ubicazione in cui si trova.

Riesce ancora a stupirmi la straordinaria forza vitale che può scaturire da un piccolissimo seme così da farlo germogliare e crescere fino al punto da diventare un albero maestoso dove gli uccelli possono venire a costruire il nido fra i suoi rami.

Nulla sembra contravvenire a questa legge che porta a far nascere dal seme una nuova pianta ed essa, a sua volta, produrrà altri semi. Il ciclo si ripete in maniera sempre uguale e le variazioni non fanno altro che alimentare la ricchezza della diversità.

Anche noi non sfuggiamo a questa regola di natura: nasciamo, cresciamo e giungiamo all'età matura in cui dal nostro seme può nascere un nuovo figlio.

L'uomo però, esercitando la sua libertà, è in grado di sottrarsi a questo ordine precostituito che lo chiama alla fecondità. Là dove manca il desiderio di formare una famiglia e di avere dei figli trova spazio una forma di sterilità che è contro natura.

lunedì 19 settembre 2011

Me ne vado

Non volevo proprio farlo. No, almeno non adesso. Ma ho deciso e me ne vado. Non è mica perché sono stufo delle solite cose, del fatto che si fa sempre un gran chiacchierare in giro, ma poi non cambia mai nulla. No, non è per questo. E non è nemmeno che mi sia stancato di continuare a sentirle le solite cose. Pur con tanti che dicono tutto ed il contrario di tutto. Anche se a loro non va mai bene niente.

Così, perché se n'è presentata l'occasione. E non m'importa di sapere che potevo restare ancora un po', magari a dare una mano. Forse anche solo per dire la mia. E per cosa poi? Come se quel che avrei da dire io non fosse già venuto in mente a tanti altri. Il bello è proprio questo. Non c'è più molto spazio per l'originalità. E' già stato detto tutto, gridato da più parti. Ormai è un disco rotto che nessuno ha più voglia di sentire.

Ho già la valigia pronta. Ma questa volta non faccio come le altre. Non la riempio di cose inutili, che poi tanto non mi servirebbero se non a farmi tornare il mal di schiena per il peso di dovermele portare appresso. Giusto l'essenziale, perché mica si può uscire di casa con null'altro che i quattro stracci che portiamo indosso. Quello va bene per una fuga di breve durata. Io invece voglio andarmene per sempre. O almeno per un bel pezzo.

Spero di non dovermene pentire. Quando si prende una decisione bisogna esserne convinti. Mica si può tornare indietro sui propri passi con tanta leggerezza. Se si deve fare, allora che sia fatto con la massima convinzione, senza indugio alcuno, senza titubanza, senza timore di lasciare il certo per l'incerto. Senza la paura di perdere le nostre quotidiane certezze. Per non doverci poi chiedere continuamente se abbiamo fatto bene. Altrimenti sarebbe stato meglio lasciar perdere e restare fermi dov'eravamo. Sopportando pazientemente anche tutto il resto.

Perché si fa presto a dire che noi non siamo come loro. Che non ne possiamo più. Che è sempre la solita storia... Ma basta, non ne voglio più parlare. Ho deciso di voltare pagina e sia così. L'ho già detto anche prima. Il motivo non è questo.

Certo, mi sarei aspettato che le cose fossero andate diversamente. Ognuno un po' più attento. Talvolta anche un tantino più generoso, senza timore di sembrare stupido o ingenuo. Ma non l'ho fatto io. Perché allora dovrebbero farlo gli altri? Filantropia d'altri tempi che ormai non ha più ragion d'essere. S'è guastato il meccanismo e gl'ingranaggi non girano più. O meglio, non più per quegli stessi motivi.

Non vedo l'ora di arrivare. Il luogo che mi sono scelto come meta, dove vorrò spendere il resto delle mie energie, mi pare azzeccato. Non sono il solo a dirlo. In tanti ci hanno già pensato. Tant'è che, se mi sono deciso al grande passo, è anche perché molti altri l'hanno già fatto prima di me e pare che ora stiano proprio bene.

Ora non vorrei che fosse venuta anche a voi una gran voglia di seguirmi. Così, solo per spirito d'emulazione. Se l'ha fatto lui, possiamo farlo anche noi. Non datemi questa responsabilità. Non voglio trascinare nessuno. Sentitevi liberi però. Se volete seguirmi, fate pure. Posto ce n'è. E di certo non sarò io a respingervi. Solo una cosa. Badate bene a quello che fate. Anch'io sono stato avvisato e vi giro il medesimo consiglio.

Per chi poi volesse capirne un po' di più, spiegazioni non ci sono. Ci si deve fidare e basta. Ma non è un obbligo. Se vi va, accettate. Altrimenti lasciate perdere ed amici come prima. Senza rancore alcuno e senza giudizio. Tutti hanno diritto di fare la propria scelta. Prima o poi.