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domenica 21 febbraio 2010

Che cos'è la vita?


Il criterio di autenticità della vita deve essere intrinseco alla vita stessa, non provenirle dall'esterno come qualcosa di estraneo e inevitabilmente autoritario, come una norma, un comando, un'ideologia di qualunque tipo che pretenda di giudicare che cosa sia autentico e che cosa non lo sia in casa nostra. Per questo è necessario indagare la vita per quello che essa è nella sua semplice e nuda realtà. Ma che cos'è la vita? E' anzitutto un fenomeno fisico e biologico che ci accomuna a ogni altro essere vivente, base dell'esperienza vitale nelle innumerevoli forme in cui essa si declina: bisogno di cibo, passione erotica, curiosità di conoscere, dolore fisico, quiete gioiosa per una sera d'inverno a casa in famiglia, voglia di evasione in una notte d'estate e mille altri istinti, paure, desideri, avventure.


Vito Mancuso
La vita autentica
Raffaello Cortina Editore

giovedì 18 febbraio 2010

Retrospettiva

Il 13 gennaio 2001 ci ha lasciati Santina Bettinzoli.

Santina ha lavorato per molti anni all'Ufficio delibere della U.O. Affari Istituzionali degli Spedali Civili di Brescia. Ricordandola non possiamo che pensare ai suoi forti valori di Donna Moglie e Madre e a quella sua particolare ironia e senso dell'umorismo con cui riusciva sempre ad "alleggerire" la quotidianità e le tensioni del lavoro.

Tuttavia Santina per i colleghi è stata soprattutto una Donna speciale. Nella malattia e nel dolore non solo ha saputo donare la sua straordinaria forza, ma è andata oltre, ha saputo arrivare al loro cuore e se oggi vogliamo dare voce alle emozioni, abbiamo una certezza: è stato facile volerle bene.

Tratto dal "Notiziario religioso" pubblicato dagli Spedali Civili di Brescia.

Quando ci siamo sposati, pioveva e a mia zia è venuto naturale fare a Santina il noto augurio: "Sposa bagnata, sposa fortunata". Sorridendo ella rispose: "Io sono fortunata per altre cose, non perchè piove".

Durante la malattia, piangendo le dissi: "Tu per me sei Madre, Padre, Moglie, Amica e Amante. Perdendo te io perdo tutto". Mi rispose: "A volte puntando su una sola persona si rischia di restare fregati".

In ospedale le confidai che avevano riscontrato metastasi cerebrali. Mi chiese quanto tempo le restava e subito dopo volle che provvedessi a fare per conto suo un regalo alle persone che le erano più vicine.

Quando venne dimessa, mi raccomandò di porgere ai medici e al personale infermieristico le sue scuse per il disturbo arrecato.

Un amico, venendo a far visita a Santina dopo il decesso, mi disse: "Ma perchè continui a ringraziare?". Gli risposi che era una lezione che stavo imparando da lei.

Sulla tua lapide ho fatto apporre una sola scritta: "GRAZIE".

Il 30 aprile 2001 avresti compiuto 39 anni. Ho ritrovato le lettere che ti scrissi quando eravamo fidanzati. Fra esse c'erano alcune "poesie" che ti ho dedicato in quegli anni. Una lettera mi ha particolarmente inquietato a causa del contenuto che non ricordavo assolutamente...

SANTINA FOTO GALLERY

Ho raccolto in questa pagina alcune tue fotografie disponendole in ordine cronologico. Sicuramente sei rimasta nel cuore e nella mente di chi ti ha amato con altre infinite immagini e sequenze diverse di cui queste istantanee sono solo un fugace riassunto. Nella didascalia che le accompagna mi lascio andare a qualche pensiero o ricordo correlato.


Questa prima fotografia ti ritrae molto piccola. Sicuramente fra i tuoi parenti evocherà maggiori ricordi che a me, per forza di cose, dato che non ti conoscevo ancora. Il tuo sorriso campeggia al centro della foto e ne diviene punto focale. L’hai sempre custodita con affetto sopra il tuo comodino e lì si trova ancora.


In quest’altra invece ti si vede "armeggiare" con ago e filo. Sei sempre stata una lodevole donna di casa e di certo questo è merito di chi ti ha educata fin da piccola. In te ho avuto la fortuna di ritrovare quelle virtù dal sapore antico che ormai raramente si trovano ancora nelle donne d’oggi perché i tempi sono troppo repentinamente cambiati.


E qui ti vediamo un poco più grandicella attorniata dai tuoi giocattoli preferiti. Facile scorgere le tue future premure materne in questo stretto, ma insieme delicato, abbraccio fra te e la tua bambola.


Qui facciamo un bel balzo. Per chi non riesce ad individuarti, tu sei quella seduta, la seconda da destra. Ho inserito questa foto ricordo delle superiori per un motivo ben preciso. Spesso alle colleghe incredule dicevi: "Quella persona io la conosco perché è stata a scuola con me!".


Questa è una delle ultime foto prima che ci conoscessimo. Una lacrima ed un sorriso: estrema sintesi di tutta una vita.


Questa fotografia non ti rende giustizia ma l’ho inserita perché in quel periodo ci eravamo appena conosciuti e cominciavamo a muovere i primi passi insieme. Durante il ballo per la festa dell’Oratorio, tutta eccitata e coinvolta, ad un certo punto mi dicesti: "Romano, pensi che andrò all’inferno?". Non mi ero ancora dichiarato, ma ormai cotto pensai fra me: "Se tu ci andassi, io ti seguirei".

Quel che mi attende dopo morte non lo so. Sicuramente mi piace pensare di te che sei là in alto, in quel posto che quaggiù chiamiamo Paradiso.



Questa foto ci fu scattata di soppiatto dal nostro curato che ora esercita il ministero come Vescovo in Brasile.

Spalla contro spalla, mano nella mano, guardavamo lontano oltre l’orizzonte. Avresti immaginato allora come sarebbero andate le cose?



Qui ci troviamo a Salerno in occasione del giuramento per il mio servizio di leva. Se non ricordo male è stato quello l’unico periodo in cui siamo stati lontani l’uno dall’altra. Poi abbiamo sempre goduto con abbondanza della quotidiana presenza reciproca.



Qui sopra noi sposi. In assoluto è stato il più bel giorno della mia vita. Anche il giorno del tuo funerale è stato per me ricco di grazie e di mistero. Bello pensare che all'estremo della nostra vita coniugale ci sono questi due momenti, come un materno abbraccio, come due colonne erette a baluardo.


Questa foto ti ritrae stretta ad Andrea. Quest’immagine ti è sempre stata cara perché ti mostrava in tutta la tua serenità a dispetto di altre fotografie riuscite meno bene.


Quest’immagine invece è molto cara a me perché immortala i miei affetti più cari. Ricordi quel giorno sul Maniva, quando ad Andrea volò via il cappello e si fermò sull’orlo del dirupo? Quel giorno nulla cadde in basso; no quel giorno no.



La fotografia seguente ti ritrae attorniata da alcune persone a te molto care. E’ anche la stessa da cui abbiamo tolto l’immagine per la tua lapide.



Questa chiude la serie, ma non i ricordi.

Averti conosciuto ha fatto di me un uomo migliore.

Per tutta la vita, grazie.

sabato 6 febbraio 2010

Aspettando la vita autentica


Quando si scrive si vorrebbe sempre essere originali ed invece si finisce talvolta per scadere nella ripetizione e nella noia. Forse perché con l'aumentare degli anni la memoria tende a farsi più labile e per pigrizia si evita di rileggere ciò che servirebbe a rinfrescarci le idee?

Devo aver già scritto in un mio vecchio post che mi piace seguire in TV la trasmissione "Che tempo che fa". Alcune settimane addietro è stato nuovamente ospitato in studio lo scrittore e teologo Vito Mancuso. Questa volta era solo, mentre in precedenza si era presentato assieme a Corrado Augias per parlare in tandem del loro libro che aveva per tema la fede vista da due punti diametralmente opposti: quello del cattolico credente e quello dell'ateo. Ognuno difendeva le proprie posizioni, ma trovava al contempo interessanti anche i ragionamenti della controparte.

In questo incontro più recente m'è sembrato di scorgere nel teologo Mancuso una nota di pessimismo o delusione. Sono arrivato a pensare che le precedenti argomentazioni di Augias possano in qualche modo aver influito negativamente ed aver spostato un poco il suo baricentro di pensiero. Però posso benissimo essermi sbagliato. In fondo la mia non è stata altro che un'impressione, probabilmente superficiale, scaturita dalla pacatezza d'animo dell'intervistato e che io ho scambiato per un atteggiamento di dubbio piuttosto che un'espressione di sobrietà che non ha bisogno di toni elevati per affermare le proprie ragioni.

Questa la "musica di contorno", ma entrando nel merito delle cose espresse, mi son trovato parecchio in sintonia con quanto Mancuso andava dicendo. Non sono rimasto magari così colpito dalle problematiche relative al dolore innocente, alla sofferenza di chi non ha colpe pur avendola subita in dote, ma piuttosto per l'idea di un Dio che continuamente genera con il suo impulso vitale originato nella notte dei tempi, ma che poi fa un passo indietro e lascia che il mondo, ricco di potenzialità, vada per la sua strada stando a guardarne l'evoluzione. Aggiungo io: è forse così che può essere giustificata questa sensazione di silenzio di Dio? E' il prezzo per la nostra libertà? Possiamo scegliere l'Assoluto oppure rifiutarlo, ma la sua accettazione non ha senso se non è frutto di una libera volontà, come scriveva l'olandese Kierkegaard.

Poi la conversazione si è spostata su un altro piano, meno filosofico, ma più attinente alla realtà quotidiana. M'è sembrato che si sia espresso il dubbio circa il fatto che la Chiesa riesca in qualche modo a stare al passo con i tempi e possa ancora fornire risposte concrete ed adeguate alle domande che le nuove generazioni si pongono, magari in maniera più disincantata rispetto al passato. M'è venuta in mente la Messa dell'Epifania presieduta dal Vescovo nel Duomo di Cremona. Bellissimi canti, bellissima voce del soprano solista, ma la netta percezione di cose ormai lontane che finiscono col lasciare il cuore arido e indifferente alla proposta del Vangelo.

Sembra quasi che ora la Chiesa non riesca più ad avere voce autorevole. E' vero che la Chiesa è formata da ogni uomo battezzato, ma con questo termine, com'è uso comune, intendo riferirmi a quella parte di essa che comprende il clero e le alte gerarchie. La parola autentica e definitiva è stata pronunciata in maniera perfetta duemila anni fa portando a compimento le Sacre Scritture. Talvolta, però, si ha l'impressione che non si faccia altro che spendere parole senza aggiungere nulla di nuovo. Anzi, sminuendo l'efficacia e la forza del Verbo originario.

Ma quelle cose non furono dette per spronare all'azione? Come ho fatto io, così fate anche voi... Non c'è amore più grande se non quello di colui che dà la vita per i propri amici. E' questa la radicalità del messaggio di Gesù, che è giunto fino ai giorni nostri, ma ora esso sembra andare per una strada diversa da quella che ognuno percorre nel proprio affanno quotidiano. Amare Dio prima di ogni cosa ed amare il prossimo come noi stessi dovrebbe essere più che sufficiente ad indirizzare al meglio la nostra vita.

Nella trasmissione televisiva di Fazio si è accennato anche all'ultima pubblicazione di Vito Mancuso: "La vita autentica". Con facilità potete indovinare che questo libro è diventato occasione di regalo da parte di mia moglie Maria Luisa per festeggiare il mio prossimo compleanno. Nel darmi il pacchetto, lei voleva che lo scartassi già ieri sera, ma ho resistito alla tentazione. Almeno fin dopo la scrittura di questo post a cui pensavo da qualche giorno. Ora mi lascerò andare al piacevole condizionamento del pensiero altrui.