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sabato 31 maggio 2008

L'azzurro


Il mio colore preferito è il verde, da sempre. Ma è l'azzurro che suscita in me maggiori emozioni.

E' il nome di una canzone di Celentano, scritta da Conte. Densa d'immagini estive, di desiderio di ristoro, di antiche nostalgie, di fuga dalle noie. ... Ora mi annoio più di allora, neanche un prete per chiacchierar...

Sequenze lontane, troppo avulse dai nostri desideri moderni. O forse no, perché l'uomo, ieri come oggi, ha ancora bisogno di pane, anche se questo non basta.

Quanto azzurro nelle parole del parroco dei miei vent'anni. Durante il servizio di leva sapeva farsi a me vicino come un padre, con una semplice lettera, ma con un'amicizia che poi da sempre mi accompagna in questa vita che ha assunto nel tempo tutte le sfumature dell'iride. I colori caldi per i momenti di gioia; i colori freddi per il tempo del dolore.

Quanto azzurro nel pellegrinaggio in pullman a Lourdes. Il mistero dell'incarnazione, l'Immacolata concezione vissuti come esperienza salvifica. Quanto azzurro nell'acqua che sgorga ai piedi della grotta e che ha davvero il potere di ridonare la salute, solo che tu lo creda.

Quanto azzurro in una giornata di fuga dal lavoro per raggiungere Maria Luisa su in montagna a Siusi.

Quanto azzurro nel giorno del nostro matrimonio. In cielo, come negli occhi di tanti che hanno partecipato alla gioia di quel momento.

Quanto azzurro nel pomeriggio passato a Zone a riveder le piramidi, ad ammirare il Sebino dall'alto, come nella foto di apertura.

Quanto azzurro dietro al grigio di ogni giorno che poi è solo una nuvola leggera che lascia lacrime d'acqua e se ne va.

martedì 27 maggio 2008

Modello Unico

Alcuni giorni fa ho ricevuto una lettera dall'Agenzia delle Entrate. Ancora prima di aprirla ho cominciato ad agitarmi chiedendomi cosa c'era di nuovo che non andava.

Infatti avevo già subito in passato un accertamento fiscale per qualcosa che non tornava nella mia dichiarazione dei redditi.

Quando Santina era viva se ne occupava lei grazie alle sue competenze acquisite in occasione del suo primo lavoro svolto presso lo studio di un commercialista. Poi ho provveduto in autonomia facendomi assistere dall'ottimo programma messo a disposizione dall'Agenzia delle Entrate. Sono sicuro che anche lei avrebbe apprezzato tantissimo questo strumento dato che la scadenza per la compilazione della dichiarazione dei redditi era motivo ogni volta di notevole ansia.

Nella prima notifica mi veniva richiesto di esibire copia di tutte le fatture e ricevute relative a spese sanitarie, di ristrutturazione e oblazioni. Per un errore nella comunicazione dei dati da parte dell'INPS i miei figli non risultavano essere a carico come da me dichiarato. Il limite previsto dalla legge per essere considerati "fiscalmente a carico" è fissato in Euro 2.840,51 mentre invece dai controlli incrociati per ognuno di loro risultava un reddito di circa 3.000 Euro. Di poco superiore, ma sufficiente a farmi perdere le detrazioni d'imposta per familiari a carico.

Sapevo benissimo che la porzione di pensione di reversibilità dei mie figli non superava i 1.500 Euro e quindi fu facile scoprire che c'era stato un errore di doppia comunicazione durante la trasmissione dati dall'INPS all'Agenzia delle Entrate. Presentando copia di tutta la documentazione che avevo conservato con cura sono riuscito a sistemare la cosa. Sorvoliamo sul fatto che mi sono dovuto presentare varie volte all'ufficio territoriale di competenza prima che fosse confermata la totale correttezza della mia dichiarazione originale.

Con l'ultima notifica di questi giorni credo invece che abbiano ragione loro. Nel maggio del 2005 mio figlio Andrea ha cominciato a lavorare ed io ingenuamente ritenni che per i primi 4 mesi egli fosse a mio carico, non avendo percepito per quel periodo un reddito superiore a quanto stabilito dalla legge. Nella lettera mi veniva anche richiesto di esibire la documentazione relativa alle erogazioni liberali in denaro a favore delle ONLUS e/o delle popolazioni colpite da calamità pubbliche o da altri eventi straordinari.

Sicuramente i 1.300 Euro portati in detrazione devono essere parsi eccessivi. Ma loro non sanno che ho adottato tre bambini a distanza a cui mando regolarmente ogni anno 300 Euro ciascuno. Inoltre in quel periodo ne ho elargiti altri 400 per sostenere la costruzione di un villaggio in una delle località devastate dallo tsunami di cui sicuramente tutti abbiamo ancora un vivo ricordo.

Quando si fa un'offerta non dovrebbe sapere la mano destra quello che fa la sinistra. Però penso che un po' di pubblicità non fa mai male. Magari l'impiegata dell'ufficio delle imposte potrà trovare qualche stimolo in più per fare altrettanto.

Anche Maria Luisa che già sosteneva un bimbo con un'adozione a distanza, dopo aver appreso delle mie tre ha deciso di incrementare a due il numero delle sue.

In uno dei primissimi post di questo blog inserivo questa dedica:

Appongo una dedica per i miei figli adottivi a distanza.

A

Mallampalli Pradeep Kumar,
Nandikolla Prasanna - India e
Sofia Rufael - Eritrea

con grande affetto.

Fate come me. Adottate anche voi almeno un bambino a distanza.


domenica 18 maggio 2008

L'istante

Era una mattina nata con il vento. Le onde alte si rompevano in fragorose scrollate, nella risacca color ghiaccio. Era un mare forte e giocoso, come un cavallo giovane. E i bambini lo affrontavano con urla e risa, si lasciavano sommergere dalle onde, le attraversavano con grida, ne uscivano trionfanti. Le schiene abbronzate apparivano e scomparivano nella spuma. Genitori, nonni, fratelli li controllavano perché non si allontanassero, nell'aria limpida risuonavano avvertimenti allegri o arrabbiati. Una bimba uscì piangendo dal mare, a un ordine più deciso e squillante della madre. Tre ragazzi eccitati presero la rincorsa per tuffarsi di colpo, e un'onda li rimandò indietro con uno schiaffone.Un uomo, all'ombra dello spalto bianco di arenaria, osservava con stupore e allegria.Non aveva figli. Aveva avuto una moglie, ma gli anni erano passati e, senza sapere perché, un giorno avevano cominciato a parlarne come di una cosa lasciata indietro, non più possibile.L'uomo non aveva una particolare predilezione per i bambini: aveva dei nipoti, qualcuno simpatico qualcuno odiosetto. Ma i giovani e audaci delfini di quella mattina gli piacevano.E strani pensieri gli nuotavano in testa, leggeri e gravi, proprio come il mare che fingeva una tregua e poi si animava in sequenze di tre, quattro onde più grandi. Una di queste arrivò ai suoi piedi, fino a bagnargli i sandali.

Era l'unico bagnate solitario, tra coppie, famigliole e tribù sotto fungaie di ombrelloni. Ma si sentiva bene, come fosse tornato giovane, e si godeva ogni immagine di quella giornata, fino al lontano orizzonte.Improvvisamente, sul tratto di spiaggia davanti a lui, apparve una donna. Era magra e abbronzata, il vento le scompigliava i capelli e camminava con passi svelti. Guardava il mare inquieta.L'uomo capì subito perché.La donna non vedeva più tra le onde la figlia. Non scorgeva la cuffietta, il colore del costume, il profilo lontano, qualcosa di unico e prezioso che avrebbe potuto calmarle l'affanno del cuore.Perciò chiamava un nome a voce alta, sempre più forte. Alcuni bagnanti si avvicinarono, e lei indicava lontano.Il frastuono del mare copriva le sue parole. Solo quel nome, ogni tanto, risuonava chiaro e doloroso, e gli faceva eco il lamento di un gabbiano.Finché la donna si fermò nel punto più luminoso della spiaggia, una chiazza abbagliante di granelli di quarzo, e sembrava non avesse più la forza di muoversi, né di gridare.In quel preciso istante, l'uomo vide qualcosa di inspiegabile.Il ghiaccio azzurro delle onde si sommò al candore della sabbia e al fuoco del sole, e ne nacque una zona di luce abbacinante, la muta esplosione di una stella. In questo bagliore la snella figura della donna sembrò torcersi e dividersi in due, due corpi gemelli che sbocciarono e si separarono.Una donna corse subito verso levante, incontro alla figlia che usciva dall'acqua. La abbracciò e pianse, tenendola in braccio.Nello stesso tempo, un'altra identica donna correva dalla parte opposta, verso un gruppo di persone radunate sul bagnasciuga, chine sopra qualcosa, mentre una vecchia si metteva le mani nei capelli.Un attimo prima il mondo era uno solo. Ora niente era diverso come quei due mondi, nati in quell'istante.L'uomo non riuscì a fare un passo, non capì se doveva andare da una parte e sorridere alla madre e alla figlia ritrovata, o correre dall'altra a guardare se era accaduto davvero qualcosa di terribile.Un'onda luminosa, alta azzurra, sorse dal mare, si innalzò come un cielo liquido sulla sua testa, l'uomo chiuse gli occhi.Quando si svegliò era già notte, e la spiaggia era deserta.Non sapeva quale dei due mondi esisteva ancora. E in quale dei due viveva. Ed ebbe paura.

STEFANO BENNI
LA GRAMMATICA DI DIO
Storie di solitudine e allegria
I Narratori / Feltrinelli