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sabato 22 aprile 2006

L'uomo nuovo

Siamo appena tornati da Lourdes. Non ebbi modo di andarci quando mia moglie era malata ed ora senza motivi particolari, se non quello di dedicare un congruo momento al rinnomvamento dello spirito, abbiamo affrontato questo pellegrinaggio in pullman.
Andrea non era molto propenso a venire, ma credo di averlo quasi convinto quando alcune settimane fa gli dissi che questa era forse una delle ultime imposizioni. L'anno prossimo sarà maggiorenne e sarà libero di compiere scelte diverse.
Credo che anche per Alessandra questo viaggio sia stato un'esperienza particolare. Per alcuni giorni ci siamo sentiti una famiglia unica pur in mezzo a tantissime persone sconosciute.
Lo devo ammettere, mi sento ancora un tantino sfasato. Mi sembra quasi di patire una diversità di fuso orario che in realtà non c'è stata.
Affrontare una destinazione come Lourdes, a mio modo di vedere, richiede un minimo di predisposizione. Non è una vacanza qualsiasi. Ho raccolto la testimonianza di chi forse si è approcciato in maniera scettica, magari solo per accompagnare il coniuge ed alla fine ha concluso che la cosa lo ha fatto pensare. E' già molto.
Durante una colazione mi è capitato di ascoltare una signora, non del nostro gruppo, che diceva di essere venuta a Lourdes per adempiere un voto, ma che non era minimamente intenzionata a confessarsi. Forse l'ultima volta che lo aveva fatto era stata diversi anni fa quando si era sposata ed ammetteva candidamente che probabilmente aveva raccontato balle anche quella volta. Avrei avuto voglia d'intervenire e dirle di non sprecare quella occasione. Diceva di avere le figlie sulla riviera adriatica ed il marito a Creta e secondo me rischiava di trovarsi lei più fuori posto rispetto ai congiunti.
Ma voglio sperare che alla fine le cose non siano andate come temevo e si sia aperta ad una prospettiva diversa rispetto al mero disbrigo di una formalità legata ad un voto fatto.
Indubbiamente abbiamo pregato tanto, più di quello che siamo soliti fare. In questo siamo stati aiutati splendidamente dall'accompagnatore, ma soprattutto dalla guida spirituale che ci ha seguito per tutto il viaggio: un monsignore abbastanza in là negli anni con lo spirito di un giovinetto e di vasta cultura.
Se anche non siete uomini di fede non fuggite l'occasione di cercare qualcosa che va al di là di quello che solo i nostri occhi possono vedere. Ci sono diversi motivi per dare ascolto al nostro cuore.
Ora il rischio è quello di voler restare a tutti i costi sul Tabor in contemplazione estatica. Non possiamo e non dobbiamo. Torniamo alle cose di tutti i giorni con animo nuovo. L'amore che noi mettiamo in quello che facciamo si vedrà.

sabato 8 aprile 2006

Far parte dell'Organizzazione

A distanza di poco tempo ritorno a parlare del libro di Tiziano Terzani.
Lunedì scorso ne ho terminato la lettura e confermo pienamente il giudizio positivo che avevo anticipato nel mio precedente post.
Ci sono alcuni passaggi che vorrei sottolineare riportandoli di seguito. Pertanto chi fosse intenzionato a leggere queste memorie o lo sta facendo e non vuole vedersi rovinato il gusto della lettura originale non proceda oltre.

Riporto fedelmente da pagina 423 a pagina 424.

FOLCO: Ma secondo te c'è uno stato dell'anima, della mente, dell'essere a cui uno può arrivare...

TIZIANO: Fumato?!

F: No! C'è una meta oltre... oltre a dove sei ora? C'è un altro passo, c'è qualcos'altro che uno può ancora fare con se stesso?

T: Io credo che non c'è.

E se lo desiderassi negherei tutto quello su cui ho lavorato. Perché sarebbe un desiderio. Devo essere proprio onesto, per me è già tanto quello che ho trovato. Chi mi avrebbe mai detto che con una diagnosi di cancro senza tante speranze me la sarei risa fino alla frutta? E ora, non mi basta? Ma che voglio di più? Che voglio di più, che mi facciano il monumento in piazza?!

F: No, quello giusto no. Se ci fosse, sarebbe qualcosa di interiore.

Non lo so però. Se uno accetta la morte, hai ragione, cosa può volere di più? Cosa può esserci di più interiore dell'accettare la propria morte?

T: E ancora più completo è l'integrare il male con il bene, la morte con la vita. Perché se lo hai capito non soltanto con la testa, se davvero riesci a integrarli, allora hai sentito col cuore, con l'intuizione, la quintessenza dell'universo. Lo senti se hai capito che in fondo non c'è differenza, che gli asura sono come i deva, i demoni sono come gli dei, che apparentemente si combattono, ma che alla fine sono la stessa cosa.

F: Ci devono essere diversi livelli di comprensione di questa cosa, no?

T: Ne sono sicuro. E il tuo lama tibetano ne aveva certamente raggiunto uno più alto. Ma io, per me, non ho potuto prenderne uno più alto. E ti assicuro che ora non mi manca.

F: Non ti manca, no?

T: No, no. Sto bene, sono arrivato.

F: Cioè il mondo non ti chiama più? Eppure di tanto in tanto ti incazzi ancora, quando non rimetto la tua radio al suo posto preciso, quando il gattino miagola. Quello che cos'è?

T: Vecchie debolezze di Tiziano Terzani che pensa ancora che sia possibile un aggiustamento che renda migliori le cose di fuori. Ma se per un attimo sei obiettivo, ti rendi conto che non è possibile. Non è possibile, Folco. Guarda questi ultimi cento anni. Allora ti dici che devi usare la scoperta di non essere il corpo, di non essere la tua identità, i tuoi libri, ma di essere parte di un'altra cosa che è indifferente a tutto questo, e che forse, un giorno, questo potrà aiutare l'uomo a trovare una via.

FOLCO: Io mi domando se l'illuminazione non sia proprio l'arrivare a guardare il mondo così com'è e vederlo come perfetto.

T: Ah certo, certo, bravo. Sono assolutamente d'accordo.

F: Cioè, vedere che non c'è niente da cambiare. Che l'abbruttimento, le torture in Iraq e l'acqua che viene troppo calda dalla doccia, tutto è esattamente come deve essere.

T: Mi colpisce questa definizione. Forse è giusta, forse hai ragione. Anzi, mi colpisce questo tuo pensiero perché forse è così. Perché anche nella mia aspirazione a un uomo migliore, più spirituale, c'è desiderio. E c'è una cosa ancora più terribile, c'è divenire. Invece hai ragione tu, sì. Capire che è perfetto. E che non diviene.
E'.
Un pensiero su cui riflettere.

sabato 1 aprile 2006

La fine è il suo inizio

In questi giorni sto leggendo l'ultimo libro di Tiziano Terzani. Non conoscevo quest'uomo nonostante sia stato una persona di un certo rilievo nel panorama mondiale. L'invito alla lettura mi è venuto da una trasmissione televisiva in cui era ospite il figlio Folco che ha curato la stesura di quest'opera. Indubbiamente è un libro dal peso rilevante e non solo nel senso letterale del termine, data la qualità della carta con cui è stato realizzato. Non vorrei darne un giudizio affrettato e quindi sarebbe meglio attendere di ultimarne la lettura. Sicuramente, per quanto mi riguarda, piacevole e non banale, ricco di riflessioni e contenuti che si possono o meno condividere, ma che rappresentano la sincera testimonianza di una vita fortunata.

TIZIANO TERZANI - LA FINE E' IL MIO INIZIO - "Un padre racconta al figlio il grande viaggio della vita" - LONGANESI.

"Intanto tu sei venuto a tenermi per mano e questo ci dà l'occasione di parlare del viaggio di quel ragazzino, nato in un letto di via Pisana, un quartiere popolare di Firenze, che si ritrova nelle grandi storie del suo tempo - la guerra in Vietnam, la Cina, la caduta dell'impero sovietico - poi va sull'Himalaya, e adesso è qui, in una sua piccola Himalaya, ad aspettare questa ora secondo me piacevole.
Allora, questa è la fine, ma è anche l'inizio di una storia che è la mia vita e di cui mi piacerebbe ancora parlare con te per vedere insieme se, tutto sommato, c'é un senso.
"

Si può restare sconcertati dalla serenità con cui si affronta il dolore per una malattia terminale e la morte. Dal mio punto di vista però la cosa è comprensibilissima. Chi ha speso bene il proprio tempo non ha più paura. Sente di non avere legami con le cose possedute, le persone amate, e non teme di perdersi qualcosa delle cose che verranno, dei volti che nasceranno perché, in un certo senso, ha tutto presente.

Il mio pensiero va con facilità agli ultimi giorni di mia moglie perché anche in lei ho visto una sorprendente docilità nell'affrontare la morte. Intendiamoci bene, non è che lei, data la giovane età, non desiderasse più vivere. Al contrario, nonostante a me non sia sembrato, credo che ella abbia lottato con tutte le sue forze contro il cancro. Ma ormai era una guerra persa in partenza e nel momento in cui se n'é resa conto, ha accettato che la sua vita stesse per finire.

Mi rendo conto che potrei dire tante altre cose riguardo ai suoi ultimi giorni, ma mentre posso scrivere di un altro con lucidità e distacco, non riesco a fare altrettanto con chi è stato carne della mia carne e osso del mio osso. Sono sensazioni che difficilmente riesco a descrivere pienamente e su cui è giusto sorvolare perché in un modo o nell'altro tantissimi le conoscono ed io non posso avere la presunzione di gestire un dolore più grande di quello degli altri.

Se amate almeno un poco la lettura, comprate il libro di Tiziano Terzani. Come ha detto lui, i libri sono compagni di viaggio discreti. Stanno zitti quando devono e vi parlano quando lo volete.